Che una fabbrica moderna possa essere più smart grazie a un impiego capillare di tecnologie informatiche non è difficile da comprendere. Ma è possibile rendere più smart anche un pomodoro, o un grappolo d’uva sul tralcio? Grazie all’IoT e a Big Data, si riesce a “innestare” intelligenza, se non direttamente nelle piante, almeno nel lavoro di agricoltori e viticoltori. L’obiettivo è aumentare la resa e la qualità dei loro prodotti anche al di là di quanto ciò sia già possibile ricorrendo alle attuali tecnologie per l’agricoltura.
Di e-farm, agricoltura digitale, sarebbe bene parlare molto. L’industria meccanica manifatturiera e settori come l’energia e i trasporti hanno fatto propria la cultura del software per la gestione aziendale e il controllo della produzione, e sono molto ricettivi nei confronti delle possibilità della smart factory. L’agricoltore più moderno deve mantenere un approccio tradizionale al modo di impostare il lavoro nei campi, nei frutteti, nelle vigne. La conoscenza e l’istinto del contadino – che sa quando avviare il raccolto anche guardando il cielo – hanno ancora una grande importanza. Non si può pensare di robotizzare la coltivazione del grano come è stato fatto con la fabbricazione di automobili e il mercato sembra anzi richiedere un ritorno a varietà e metodi antichi.
La sapienza del vignaiolo
Big Vite, un progetto della Regione Emilia Romagna con la regia dell’Università Cattolica di Piacenza e di un gruppo operativo di imprese e organizzazioni che vede anche la presenza di Latitudo, mira a conciliare i due aspetti, rendendo più evidente la potenza del dato in un contesto ancora così legato alla manualità e alla sapienza artigianale dei vignaioli. Oltre a produrre un vino di qualità sempre migliore, l’obiettivo di questo esperimento è far passare un messaggio che persino l’industria manifatturiera a volte sembra restia ad accettare. L’intelligenza “artificiale” dei bracci meccanici, dei sensori e del software analitico non vuole prendere il posto dell’uomo e della sua competenza, ma assisterlo nell’esecuzione di operazioni ripetitive o molto complesse e aiutarlo a prendere le decisioni più giuste per il suo lavoro.
La meccanizzazione di molte fasi del lavoro nei campi è un fatto acquisito. Tanto che un contributo importante all’e-farming viene proprio dall’intelligenza montata a bordo delle macchine agricole, dal trattore alla mietitrice, esattamente come avviene con le macchine utensili a controllo numerico. Oggi possiamo moltiplicare le opportunità di raccolto di dati “sul campo” proprio grazie alla sensoristica che ci permette di misurare parametri come l’umidità e i livelli di acidità del terreno o certe caratteristiche organolettiche delle piante. Il grande vantaggio Big Vite è di non avere sensori in campo, è applicabile a qualsiasi vigneto solamente inserendo le informazioni agronomiche e i dati del suolo nel sistema.
Previsioni di vendemmia
Poi c’è tutto un insieme di dati ambientali e meteorologici di cui tener conto. E alla fine la conoscenza e l’istinto del coltivatore che conosce il suo podere zolla per zolla. Il progetto Big Vite distingue almeno quattro classi di informazioni: i dati di natura agronomica, che riguardano direttamente le caratteristiche della pianta; quelli ecologici, che coinvolgono le azioni dirette del coltivatore, come le concimazioni o le potature; e quelli ambientali. Ci sono infine quelle informazioni di carattere aziendale, come l’esposizione del vigneto, la tipologia e la storia del vitigno, che oggi in misura crescente vengono elaborati con l’aiuto di software gestionali e di asset management.
Big Vite punta a storicizzare e far convergere tutte queste informazioni, oggi sparse in punti diversi (inclusa la memoria del viticoltore) in un unico deposito, un “data lake” costruito con Azure, il cloud di Microsoft di cui Latitudo è partner. Da qui gli strumenti analitici della piattaforma Microsoft Power BI aiutano a generare valutazioni e soprattutto previsioni che riguardano la crescita, lo stato di salute e il rendimento di un vigneto. Fino alla vendemmia e oltre.
I dati dal… campo
Che una fabbrica moderna possa essere più smart grazie a un impiego capillare di tecnologie informatiche non è difficile da comprendere. Ma è possibile rendere più smart anche un pomodoro, o un grappolo d’uva sul tralcio? Grazie all’IoT e a Big Data, si riesce a “innestare” intelligenza, se non direttamente nelle piante, almeno nel lavoro di agricoltori e viticoltori. L’obiettivo è aumentare la resa e la qualità dei loro prodotti anche al di là di quanto ciò sia già possibile ricorrendo alle attuali tecnologie per l’agricoltura.
Di e-farm, agricoltura digitale, sarebbe bene parlare molto. L’industria meccanica manifatturiera e settori come l’energia e i trasporti hanno fatto propria la cultura del software per la gestione aziendale e il controllo della produzione, e sono molto ricettivi nei confronti delle possibilità della smart factory. L’agricoltore più moderno deve mantenere un approccio tradizionale al modo di impostare il lavoro nei campi, nei frutteti, nelle vigne. La conoscenza e l’istinto del contadino – che sa quando avviare il raccolto anche guardando il cielo – hanno ancora una grande importanza. Non si può pensare di robotizzare la coltivazione del grano come è stato fatto con la fabbricazione di automobili e il mercato sembra anzi richiedere un ritorno a varietà e metodi antichi.
La sapienza del vignaiolo
Big Vite, un progetto della Regione Emilia Romagna con la regia dell’Università Cattolica di Piacenza e di un gruppo operativo di imprese e organizzazioni che vede anche la presenza di Latitudo, mira a conciliare i due aspetti, rendendo più evidente la potenza del dato in un contesto ancora così legato alla manualità e alla sapienza artigianale dei vignaioli. Oltre a produrre un vino di qualità sempre migliore, l’obiettivo di questo esperimento è far passare un messaggio che persino l’industria manifatturiera a volte sembra restia ad accettare. L’intelligenza “artificiale” dei bracci meccanici, dei sensori e del software analitico non vuole prendere il posto dell’uomo e della sua competenza, ma assisterlo nell’esecuzione di operazioni ripetitive o molto complesse e aiutarlo a prendere le decisioni più giuste per il suo lavoro.
La meccanizzazione di molte fasi del lavoro nei campi è un fatto acquisito. Tanto che un contributo importante all’e-farming viene proprio dall’intelligenza montata a bordo delle macchine agricole, dal trattore alla mietitrice, esattamente come avviene con le macchine utensili a controllo numerico. Oggi possiamo moltiplicare le opportunità di raccolto di dati “sul campo” proprio grazie alla sensoristica che ci permette di misurare parametri come l’umidità e i livelli di acidità del terreno o certe caratteristiche organolettiche delle piante. Il grande vantaggio Big Vite è di non avere sensori in campo, è applicabile a qualsiasi vigneto solamente inserendo le informazioni agronomiche e i dati del suolo nel sistema.
Previsioni di vendemmia
Poi c’è tutto un insieme di dati ambientali e meteorologici di cui tener conto. E alla fine la conoscenza e l’istinto del coltivatore che conosce il suo podere zolla per zolla. Il progetto Big Vite distingue almeno quattro classi di informazioni: i dati di natura agronomica, che riguardano direttamente le caratteristiche della pianta; quelli ecologici, che coinvolgono le azioni dirette del coltivatore, come le concimazioni o le potature; e quelli ambientali. Ci sono infine quelle informazioni di carattere aziendale, come l’esposizione del vigneto, la tipologia e la storia del vitigno, che oggi in misura crescente vengono elaborati con l’aiuto di software gestionali e di asset management.
Big Vite punta a storicizzare e far convergere tutte queste informazioni, oggi sparse in punti diversi (inclusa la memoria del viticoltore) in un unico deposito, un “data lake” costruito con Azure, il cloud di Microsoft di cui Latitudo è partner. Da qui gli strumenti analitici della piattaforma Microsoft Power BI aiutano a generare valutazioni e soprattutto previsioni che riguardano la crescita, lo stato di salute e il rendimento di un vigneto. Fino alla vendemmia e oltre.
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