Industria 4.0 e PNRR – Cambiare solo per le agevolazioni è controproducente
Le politiche di incentivazione della cosiddetta fabbrica intelligente hanno avuto in passato e continuano ad avere un effetto molto positivo. Premiare con contributi, sconti e benefici fiscali l’investimento in innovazione è doveroso. Alla luce di quanto sta succedendo oggi, a sei anni dal primo “piano Industry 4.0” vale però la pena fare qualche riflessione sulle ragioni e la sostenibilità di queste iniziative.
Il momento è particolarmente critico perché le incertezze causate in Europa dalla drammatica situazione ai suoi confini orientali hanno destabilizzato in modo preoccupante la roadmap pensata per uscire dalla fase più acuta della pandemia. Molti si interrogano sul PNRR e più in particolare sui fondi destinati a favorire la trasformazione digitale. Misure economiche, ricordiamo, che puntano a un cambiamento profondo dei sistemi produttivi, burocrazia, sanità, scuola…
Attenzione però a focalizzarsi troppo su questo aspetto. Abbassare anche in modo solo indiretto i costi dell’innovazione può essere un’arma a doppio taglio. L’incentivo monetario funziona, ma non deve prendere il sopravvento sulle motivazioni reali della trasformazione. In altre parole l’Industria 4.0 non è una moda un po’ costosa, un lusso da incoraggiare a colpi di sconti e promozioni.
Il primo motivo per investire nella smart factory è il fattore competitivo. La possibilità di ingranare una marcia in più, di affrontare con il giusto assetto di gara un mercato spietato. Che impone qualità crescente, puntualità di consegna e flessibilità in ogni circostanza, anche quando i margini di profitto sono molto risicati. Solo questo obiettivo deve funzionare da sprone: acquisire nuove tecnologie perché “c’è lo sconto significa partire col piede sbagliato.
L’intelligenza in fabbrica è già una rivoluzione in atto grazie alla nuova generazione di macchine industriali che entrano negli impianti di produzione. Sono sistemi dotati di potenti processori programmabili, circondati da una pletora di attuatori e sensori anch’essi controllati digitalmente. Impianti sicuramente più avanzati degli strumenti meccanici o elettromeccanici che hanno fatto dell’Italia del boom e ancora più capaci dei primi torni a controllo numerico di fine anni ‘70. Così come Internet è un’altra cosa rispetto all’informatica client/server introdotta più o meno negli stessi anni.
La 4a rivoluzione industriale, però, non si riduce a questo: la vera opportunità consiste nel poter mettere a frutto – attraverso l’interconnessione e il trattamento dei dati – le informazioni che queste nuove macchine sanno ricevere e soprattutto trasmettere. Il rischio esistenziale per l’imprenditore è capire tutto questo anche solo cinque minuti dopo che lo hanno capito i suoi concorrenti.
Le informazioni servono per ottimizzare l’impiego delle attrezzature e delle materie prime; quantificare al centesimo i costi di produzione in un contesto di estrema variabilità; prevenire i fermi-macchina attraverso un piano di manutenzione predittiva e risolvere le criticità del momento; pianificare nuovi scenari operativi e nuove opportunità di business sulla base delle richieste del cliente o del mutare delle condizioni.
Un’applicazione evoluta come Total Asset Control, unita alla capacità consulenziale di Latitudo, può aiutare la tua azienda a raggiungere tutto questo. Ma dev’essere supportata da una volontà di cambiamento che coinvolge anche le persone: imprenditori, manager, collaboratori. Tutti sono chiamati a partecipare e vincere la sfida. Cambiare soltanto per approfittare di qualche vantaggio monetario è addirittura controproducente. Come fingere di essere al sicuro dentro a una gabbia di leoni.
Industria 4.0 e PNRR – Cambiare solo per le agevolazioni è controproducente
Le politiche di incentivazione della cosiddetta fabbrica intelligente hanno avuto in passato e continuano ad avere un effetto molto positivo. Premiare con contributi, sconti e benefici fiscali l’investimento in innovazione è doveroso. Alla luce di quanto sta succedendo oggi, a sei anni dal primo “piano Industry 4.0” vale però la pena fare qualche riflessione sulle ragioni e la sostenibilità di queste iniziative.
Il momento è particolarmente critico perché le incertezze causate in Europa dalla drammatica situazione ai suoi confini orientali hanno destabilizzato in modo preoccupante la roadmap pensata per uscire dalla fase più acuta della pandemia. Molti si interrogano sul PNRR e più in particolare sui fondi destinati a favorire la trasformazione digitale. Misure economiche, ricordiamo, che puntano a un cambiamento profondo dei sistemi produttivi, burocrazia, sanità, scuola…
Attenzione però a focalizzarsi troppo su questo aspetto. Abbassare anche in modo solo indiretto i costi dell’innovazione può essere un’arma a doppio taglio. L’incentivo monetario funziona, ma non deve prendere il sopravvento sulle motivazioni reali della trasformazione. In altre parole l’Industria 4.0 non è una moda un po’ costosa, un lusso da incoraggiare a colpi di sconti e promozioni.
Il primo motivo per investire nella smart factory è il fattore competitivo. La possibilità di ingranare una marcia in più, di affrontare con il giusto assetto di gara un mercato spietato. Che impone qualità crescente, puntualità di consegna e flessibilità in ogni circostanza, anche quando i margini di profitto sono molto risicati. Solo questo obiettivo deve funzionare da sprone: acquisire nuove tecnologie perché “c’è lo sconto significa partire col piede sbagliato.
L’intelligenza in fabbrica è già una rivoluzione in atto grazie alla nuova generazione di macchine industriali che entrano negli impianti di produzione. Sono sistemi dotati di potenti processori programmabili, circondati da una pletora di attuatori e sensori anch’essi controllati digitalmente. Impianti sicuramente più avanzati degli strumenti meccanici o elettromeccanici che hanno fatto dell’Italia del boom e ancora più capaci dei primi torni a controllo numerico di fine anni ‘70. Così come Internet è un’altra cosa rispetto all’informatica client/server introdotta più o meno negli stessi anni.
La 4a rivoluzione industriale, però, non si riduce a questo: la vera opportunità consiste nel poter mettere a frutto – attraverso l’interconnessione e il trattamento dei dati – le informazioni che queste nuove macchine sanno ricevere e soprattutto trasmettere. Il rischio esistenziale per l’imprenditore è capire tutto questo anche solo cinque minuti dopo che lo hanno capito i suoi concorrenti.
Le informazioni servono per ottimizzare l’impiego delle attrezzature e delle materie prime; quantificare al centesimo i costi di produzione in un contesto di estrema variabilità; prevenire i fermi-macchina attraverso un piano di manutenzione predittiva e risolvere le criticità del momento; pianificare nuovi scenari operativi e nuove opportunità di business sulla base delle richieste del cliente o del mutare delle condizioni.
Un’applicazione evoluta come Total Asset Control, unita alla capacità consulenziale di Latitudo, può aiutare la tua azienda a raggiungere tutto questo. Ma dev’essere supportata da una volontà di cambiamento che coinvolge anche le persone: imprenditori, manager, collaboratori. Tutti sono chiamati a partecipare e vincere la sfida. Cambiare soltanto per approfittare di qualche vantaggio monetario è addirittura controproducente. Come fingere di essere al sicuro dentro a una gabbia di leoni.
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